LA POTATURA DELLA VITE NEI COLLI ORIENTALI DEL FRIULI: QUANDO E PERCHÉ SI ATTUA

La vite ha bisogno di cure anche nella fase di riposo, tipicamente durante l’inverno. È questo infatti il periodo dell’anno in cui il viticoltore pota la vite per prepararla alla nuova stagione. Si badi bene la potatura è una necessità dell’uomo non della pianta, poiché la vite raggiunge spontaneamente un suo equilibrio.

 

La potatura invernale

La potatura prevede il taglio dei tralci che hanno dato i frutti l’anno precedente e la riduzione della lunghezza di quelli che porteranno i futuri grappoli, sui quali si lascia un certo numero di gemme per favorire l’attività vegetativa. È questa una decisione di grande importanza che determina la resa d’uva per pianta e per ettaro e la qualità dei frutti.

Per stabilire il numero massimo di gemme per vite si fa ricorso al concetto di carico di rottura, ovvero quel carico oltre il quale inizia la discesa qualitativa.

Alla potatura segue la piegatura e la legatura del capo a frutto, ossia del tralcio che porta il peso dei  grappoli d’uva.

 

fasi della potatura della vite

 

La potatura verde e le lame di Maniago

Nei mesi di maggio-giugno viene realizzata la potatura verde. Si attuano le operazioni di spollonatura e di scacchiatura per eliminare i germogli sterili rispettivamente sul tronco e sui tralci che privano la pianta di energia. Energia preziosa per i germogli che stanno crescendo. Quando questi sono cresciuti a sufficienza vengono disposti ordinatamente tra i fili di sostegno, legati per evitare che ricadano, quindi cimati nella parte più alta.

Rientra nella potatura verde anche il diradamento dei grappoli, ossia  si scelgono i grappoli migliori da lasciare sulla pianta e si eliminano gli altri, permettendo così una produzione ottimale.

Durante l’estate si attua la sfogliatura; una parte di foglie della vite viene eliminata per favorire la maturazione dei grappoli e il loro arieggiamento scongiurando la formazione di muffe.

Le operazioni di potatura vengono attuate con particolari forbici da vigna. Un attrezzo che ha l’area storica di produzione in Friuli, a Maniago, dove il livello qualitativo raggiunto nella produzione delle lame è altissimo. La più antica testimonianza fabbrile di Maniago riguarda proprio gli attrezzi per l’agricoltura e la manutenzione dei terreni boschivi, e risale al 1500.

 

La vite e il terreno

La vite si adatta a molti tipi di terreno, ma uve della medesima varietà (ad esempio la Ribolla Gialla) non danno lo stesso vino se provengono da suoli diversi. Alle volte bastano anche poche centinaia o decine di metri da un vigneto all’altro per riscontrare uve con caratteristiche diverse nel profumo e sapore.

Il prevalere di una componente del terreno favorisce lo sviluppo di un certo carattere nel vino. Ad esempio, la presenza di calcare determina vini eleganti, toni aromatici ben sottolineati e buona alcolicità.

Il suolo è costituito da uno strato superficiale dove si trovano le radici della vite e dove l’uomo interviene con lavori di scasso del terreno, aratura e concimazioni. Al di sotto c’è il sottosuolo costituito da diversi strati la cui struttura influisce sul drenaggio dell’acqua piovana, sulla profondità del sistema radicale e sulla sua capacità di assorbire minerali. Più sotto troviamo la roccia madre, uno strato compatto che da origine a suolo e sottosuolo.

 

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Il terreno dei Colli Orientali del Friuli

Il suolo dei Colli Orientali del Friuli è costituito di marna e arenaria. La ponca – parola friulana che definisce la marna – è facilmente alterabile dagli agenti atmosferici e si sgretola velocemente in frammenti scagliosi che in seguito si decalcificano e mutano in un colore giallo più o meno intenso l’originario tono grigio-azzurro, fino a dissolversi in terreno argilloso.

Marne e arenarie si presentano alternate e in strati. L’arenaria è sabbia cementata con una componente variabile di silice. Ha grana media e fine e difficilmente degrada. La presenza di arenarie è segnalata dalla maggiore compattezza del terreno e da una morfologia più aspra rispetto alle colline ove a prevalere è la marna. In quest’ultimo caso la forma è più dolce.

L’impermeabilità del terreno dei Colli Orientali costringe l’acqua piovana a scorrere in superficie provocandone l’erosione. Ne deriva un terreno fragile che ha costretto generazioni di coltivatori a terrazzare le colline per piantare e far crescere le viti. Il duro lavoro di sistemazione dei pendii ha contribuito a rendere unico e suggestivo il paesaggio friulano.

Le colline meglio esposte al calore del sole, vocate per la qualità delle uve vengono definite “Ronchi”, Ronc nell’idioma friulano.

Cristina Pugnetti
Autore dell’articolo:
Maria Cristina Pugnetti, nata a Udine nel 1964, laureata in Economia Aziendale all’Università Cà Foscari di Venezia, ha un Master nel digital marketing conseguito presso Il Sole24 Ore di Milano. Autrice di numerosi articoli: per Tiere Furlane – rivista di cultura del territorio del Friuli Venezia Giulia – Voce Isontina, Il Popolo, Vita Nuova, La Vita Cattolica, Il Quotidiano Fvg, Il Gazzettino sez. Udine, e per la Società Filologica Friulana. Correttore di bozze di diversi libri e volumi, convinta che sia un mestiere difficile ma bellissimo. Organizzatrice di eventi culturali, firma il blog dell’Azienda Tenimenti Civa, di cui è Responsabile Marketing e Comunicazione.
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